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Björn Larsson: "A Natale regalate Orwell: sembra ambientato oggi"


Un "Brindisi di Natale" virtuale per mantenere una tradizione molto amata nell’editoria milanese/italiana: la festa di Natale d’Iperborea, che si teneva ogni anno a Milano in casa editrice con focacce e salame serviti direttamente dagli editori, prosecco e sconti sui libri. Appuntamento online quest'anno, sulla pagina Facebook d’Iperborea per farsi gli auguri e per scambiarsi tanti consigli di lettura. Con la fondatrice di questo marchio indipendente che si tramanda di generazione in generazione, Emilia Lodigiani, l’editore Pietro Biancardi, suo figlio, e la direttrice editoriale, Cristina Gerosa. E i loro autori di punta: dall’islandese Jón Kalman Stefánsson alla svedese Elisabeth Åsbrink, a Siri Jacobsen, originaria delle Isole Faroe, e a un altro svedese amato in Italia, Björn Larsson. Proprio l’autore del longseller La vera storia del pirata Long John Silver ci dà qualche anticipazione su questo "party" digitale e sui suoi progetti futuri.

Larsson, dove si trova ora?

«Sono a casa mia, in Svezia, non distante da quello che si ritiene sia stato il Castello di Amleto. Anche qui la didattica alle superiori e all’università si fa a distanza, sono vietati eventi pubblici e si consiglia di non fare assembramenti. La differenza, rispetto all’Italia, è che qui ci si affida alla responsabilità del singolo, senza imposizioni, ma la gente ha fretta di tornare alla vita di prima, di andare a sciare, forse serviranno misure più restrittive».

Quale libro consiglia per questi ultimi giorni dell'anno?

«Il pazzo dello zar, un romanzo del più conosciuto scrittore estone, scomparso tredici anni fa, Jaan Kross. Parla di un barone che, dopo nove anni di prigionia, viene dichiarato pazzo. In realtà, sceglie di resistere al potere smettendo di parlare, con il suo silenzio. Un sognatore che non scende a patti con i suoi ideali rivoluzionari, un liberale troppo avanti per i suoi tempi, che scrive allo zar una denuncia contro il regime. Per una riflessione, attuale, sui rapporti di forza tra gli individui».

Quali altri libri regalerebbe a Natale?

«Ho appena letto lettere e saggi di George Orwell. Quando lo scrittore inglese parla della guerra mi ha fatto pensare a quello che stiamo vivendo. Suggerirei anche Nicolas Bouvier, La polvere del mondo (Feltrinelli). Lui e un suo amico artista partono a bordo di una Fiat Topolino dalla Svizzera e raggiungono l’Afghanistan, ma ci arrivano quasi per caso. Il senso del libro è che conta il viaggio, non la meta».

Come cambierà il nostro modo di viaggiare?

«Ho vissuto all’estero, ho navigato tanto, vengo spesso a Milano e in Italia. Mi piace viaggiare, ma devo conoscere la lingua per parlare con le persone, per comprare un libro, per vedere la televisione, per questo ho imparato l’italiano. Finirà la moda di andare dall’altra parte del mondo, per esempio per due settimane su una spiaggia della Thailandia. Questa estate gli svedesi hanno riscoperto la Svezia. Ricominceremo a viaggiare, ma a chilometro zero o almeno, senza andare così lontano».

Nella primavera del 2021 uscirà "Nel nome del figlio", in cui racconta un episodio drammatico della sua vita.

«Ho perso mio padre quando avevo otto anni. Non so molto di lui, se non che non aveva potuto studiare, era un elettricista, ma faceva anche l’inventore, per cui pure i giornali si erano occupati delle sue invenzioni. I miei ricordi di lui sono solo sei. Altri membri della mia famiglia non ci sono più o non mi hanno potuto aiutare in questa ricostruzione, né me ne avevano mai parlato prima. Avevo bisogno di dimostrare che si può vivere una vita felice anche se non si sa da dove si viene. L’ho fatto per gli orfani di tutto il mondo».

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